Il confronto tra due strumenti che presentano similitudini e differenze importanti.


Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale delle masse gestite dalle società di gestione del risparmio anche grazie al successo riscosso dagli Etf e dai fondi d'investimento sugli investitori.

Il risparmiatore ha quindi avuto ampia scelta per la costruzione e allocazione del proprio portafoglio e si è dovuto districare per comprendere i meccanismi, il funzionamento e le caratteristiche offerte dal mercato in evoluzione.

Andiamo quindi a definire gli ETF e i fondi comuni e ad analizzare gli aspetti distintivi tra le due categorie, al fine di semplificare il processo di selezione, facendo chiarezza su alcuni punti.


ETF (Exchange Traded Funds)


Gli ETF o Exchange Traded Funds sono fondi di investimento o Sicav a gestione passiva, ovvero strumenti che replicano il movimento di un benchmark sottostante di varia natura, in assenza della componente attiva di un team di asset management.

Possiedono la caratteristica di avere basse commissioni di gestione, un'eterogeneità di sottostanti possibili (indici, obbligazioni, materie prime etc..) e la negoziazione in tempo reale sul mercato con la stessa facilità della compravendita di un titolo azionario.

Tra gli elementi distintivi degli ETF sicuramente si può evidenziare la trasparenza nella struttura, che permette all'investitore di conoscere sempre la sua esposizione, sia dal punto di vista allocativo sia del rischio/rendimento. Inoltre la trasparenza agisce anche sulla conoscenza del prezzo, sempre monitorabile anche in tempo reale tramite una semplice piattaforma fornita dall'intermediario.

Questi strumenti si prestano per investimenti di breve, ma anche di lungo periodo, non avendo alcuna scadenza temporale e si possono adattare a qualunque tipologia di capitale, avendo come investimento minimo una quota, come lotto di ingresso al mercato. Sono quindi soluzioni valide per ogni tipologia di investitore.

Non sono soggetti al rischio emittente, fattore distintivo di altri strumenti come gli ETC (Exchange Trade Commodity), gli ETN (Exchange Trade Notes) o gli Investment Certificates, in quanto le quote detenute sono rappresentative del patrimonio del fondo e di esclusiva proprietà dei suoi acquirenti.

Sono infine strumenti che permettono, tramite la diversa natura del sottostante, di poter pianificare varie strategie o tattiche di investimento utilizzando le possibilità offerte dal mercato.

Nati in America nel 1993 e arrivati in Europa all'inizio del 2000, il loro ingresso nel panorama finanziario è stato inarrestabile, passando dai primi pochi semplici strumenti agli oltre 7.000 esistenti oggi e divisi in diverse categorie. Esistono infatti strumenti più complessi e “strutturati”, che utilizzano l'effetto della leva finanziaria o permettono di prendere posizioni ribassiste o short sul mercato di riferimento, fino a giungere agli Smart Beta, gli Style, e gli ETF a gestione attiva.


I fondi comuni di investimento


Sono strumenti di investimento, gestiti da SGR (società di gestione del risparmio) o SICAV (società di investimento a capitale variabile), che prevedono l'allocazione in attività finanziarie del capitale di proprietà di più investitori.

I fondi hanno la caratteristica di avere il patrimonio giuridicamente separato da quello della società che li gestisce, garantendo quindi la protezione al detentore delle quote. Possono essere sia “aperti”, la tipologia più utilizzata, che “chiusi”, permettendo la sottoscrizione solo in determinati periodi di offerta, il rimborso a scadenza e spesso soglie di capitale minimo di ingresso elevate.

Tra i fondi cosiddetti “aperti” si può fare un'ulteriore distinzione tra gli “Armonizzati” o UCITS compliant e “Non Armonizzati” o Alternative.

I primi sono fondi che possono essere collocati nella UE grazie al riconoscimento delle normative e delle regole imposte dalle authority comunitarie in relazione alla gestione collettiva del risparmio. I vincoli imposti sono ovviamente definiti per la tutela dell'investitore e riguardano in particolare gli strumenti oggetto di investimento del fondo e la concentrazione del portafoglio su un singolo emittente (rischio di concentrazione).

I fondi Non Armonizzati invece non seguono tali direttive e quindi presentano una flessibilità maggiore a fronte di una minore tutela dell'investitore.

In Italia la maggioranza dei fondi collocati sono armonizzati e seguono le direttive UCITS IV.


Le principali differenze


Nonostante siano stati autorizzati dal regolatore degli Etf a gestione attiva, il fattore di replica più o meno fedele di un benchmark resta l'elemento distintivo dominante tra le due tipologie di fondi di investimento.

la performance degli Etf sarà determinata dal movimento del sottostante, mentre quello del fondo, oltre all'andamento del mercato di riferimento, sarà rapportato anche alle capacità e alle competenze del gestore di interpretare il mercato creando maggiore rendimento (Alfa).

Questo non è comunque l'unico aspetto che distingue i due strumenti. I fondi infatti hanno la necessità di un collocatore, un intermediario o una banca, senza questo passaggio, l'accesso al mercato diventa complesso e l'operazione di acquisto difficilmente eseguibile. Nel caso degli Etf, il discorso è differente. Sono acquistabili su qualunque Borsa di riferimento e la compravendita può avvenire in tempo reale.

L'assenza di un gestore e la presenza di un soggetto collocatore incidono sul fattore dei costi, inevitabilmente più alti quando si parla di classi retail dei fondi comuni di investimento attivi. In media quest'ultimo possiede delle spese ricorrenti dell'1,5% circa, mentre un Etf si aggira intorno allo 0,4%, un importo decisamente inferiore.

Anche la stessa struttura dei costi è differente. Mentre gli Etf prevedono solo commissioni di gestione, i fondi presentano anche eventuali fee di ingresso, uscita, distribuzione e performance a seconda della classe acquistata dall'investitore.

La conoscenza del valore del proprio investimento in tempo reale è infine un'altra prerogativa dell'Etf. Il fondo comune infatti non fornisce all'investitore il prezzo di acquisto/vendita delle quote nel momento in cui viene impartito l'ordine, ma solo una volta al giorno alla chiusura del mercato o in base alla frequenza che quel fondo ha dichiarato di comunicare il prezzo (daily nav, weekly nav, monthly nav).

Abbiamo annoverato fino a questo momento solo i vantaggi legati agli Etf, ma bisogna evidenziare anche alcuni limiti e aspetti da considerare durante il processo di scelta. La selezione di un Etf, soprattutto quando si tratta di un prodotto strutturato, non è poi così semplice come appare. L'effetto della leva finanziaria e la possibilità di andare “short” su un asset, creano infatti spesso delle distorsioni che rendono inefficiente il concetto di replica fedele del sottostante, caratteristica fondamentale dello strumento.

Da ricordare che gli Etf strutturati a leva o che replicano strumenti derivati (ad esempio gli Etc con sottostante Futures su materie prime), sostengono anche i costi legati alla variazione dei prezzi dei contratti sottostanti (Contango e Backwardation), che in molti casi erodono una percentuale importante della potenziale performance e in rare situazioni la migliorano, portando tali strumenti ad essere consigliabili solo per l'utilizzo di breve periodo per speculazione o copertura.

Altro elemento da considerare è il fattore attivo del fondo, non sempre sfavorevole all'investitore. Per costruire un portafoglio in Etf, e non solo, sono necessarie diverse competenze tecniche e un know how professionale che normalmente l'investitore medio non possiede. Concetti come risk management, asset allocation e decorrelazione sono principi che l'investment manager di un fondo o il gestore di patrimoni padroneggia per professione. Quindi non si può sottovalutare anche l'importanza di questo elemento, che spesso viene inserito nei fattori negativi del confronto, ma che può invece tutelare il portafoglio da spiacevoli sorprese.

In generale possiamo dire che la costruzione di un portafoglio dovrebbe essere sempre oggetto di diversificazione scegliendo tra i molteplici strumenti che il mercato offre: tra questi , i fondi e gli etf, se scelti con i giusti criteri, sono gli strumenti che permettono, per loro natura, di aiutare l'investitore a raggiungere i suoi obiettivi d'investimento.